mercoledì 4 giugno 2014

Merckx, Savona e il doping


Correva l'anno 1969 e il primo giugno il Giro d'Italia aveva in programma la tappa che portava i corridori da Parma a Savona, una tappa di trasferimento che in teoria non avrebbe dovuto influire sulla classifica di quel Giro d'Italia nè sulla storia del ciclismo, quel giorno vinse Roberto Ballini, ma il fatto eccezionale si verificò al controllo anti-doping: positivo il leader della corsa in maglia rosa Eddy Merckx, ad uno stimolante la fencamfamina.

Il giorno dopo venne fuori la notizia e il telecronista RAI Sergio Zavoli andò a intervistare il grande Merckx nel albergo in cui alloggiava l'Excelsior di Albissola, era incredibile come un cannibale come Merckx che in corsa letteralmente si mangiava gli avversari in quel momento era diventato un agnellino che piangeva come un bambino piccolo a cui hanno appena tolto le caramelle.

All'epoca non esistevano le cure doping dei nostri giorni, ovvero prendere ormoni o Epo per settimane o mesi, ma si prendeva il farmaco dopante appena prima di una corsa o tappa ritenuta importante e la tappa con arrivo a Savona era ritenuta facile e perciò non aveva senso doparsi, per tal motivo ci fu sgomento e incredulità tra i giornalisti,corridori e semplici tifosi, Eddy Merckx tra le lacrime al microfono di Sergio Zavoli si proclamò innocente e ancora adesso dopo oltre 40 anni continua a ribadire che ci un errore ai suoi danni o addirittura una cospirazione contro di lui affinchè il Giro d'Italia lo vincesse Gimondi anzichè Merckx.



Merckx portò avanti l'idea che qualcuno intenzionalmente non volesse che il belga vincesse quel Giro e affermò che 2 o 3 giorni prima dell'inizio del Giro d'Italia del 1969 gli furono offerti dei soldi per non partecipare alla corsa rosa dove ovviamente partiva da strafavorito per la vittoria finale.


Le affermazioni di Merckx in merito al tentativo di corruzione furono fatte dal campione belga forse solo per difendersi davanti all'opinione pubblica, proclamandosi pulito dal versante doping ma vittima di un progetto criminoso nei suoi confronti, il Giro d'Italia si corre in Italia e a molti faceva comodo una vittoria italiana anzichè del Cannibale belga.

C'è da dire che fino al Tour de France del 1967 i controlli anti-doping non esistevano, e quando iniziarono i primi controlli il regolamento era controverso: tra i prodotti non consentiti ritenuti dopanti alcuni non lasciavano traccia nelle urine e non si riusciva a identificarli, mentre altri che erano consentiti lasciavano tracce alimentando sospetti.

Nel Giro d'Italia del 1968 all'ultima tappa cadde nei controlli anti-doping Felice Gimondi che arrivò terzo nella classifica finale ma poi venne scagionato e tale precedente rammentò Eddy Merckx quando a sua volta a Savona gli accadde la stessa cosa, se Gimondi era stato scagionato allora anche il campione belga voleva esser condonato.

Merckx invece venne estromesso dalla corsa rosa e il Giro d'Italia del 1969 lo vinse Gimondi, il campione belga fu
squalificato per un mese e perciò impossibilitato a partecipare al Tour de France, Eddy fece reclamo e credendo nella sua presunta innocenza gli venne ridotta la squalifica.

A quel punto a Merckx fu ridata la chance di poter correre il Tour de France e il campione belga stravinse la corsa francese rifilando quasi 18 minuti di distacco al secondo.

Che Merckx fosse o non fosse dopato nessuno potrà mai dirlo con certezza, fattostà che il doping è sempre esistito nel ciclismo e anche i fuoriclasse del pedale osannati e idolatrati dalla gente non possono essere esentati dai controlli e dalle relative confische delle loro vittorie e trofei in caso di positività al doping.

vedi anche:
il Giro d'Italia arriva a Rapallo (2011)
il Giro d'Italia arriva a Sestri Levante (2012)
il Giro d'Italia arriva a Savona (2014)

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